“Adesso sei una sconosciuto. In un attimo hai cambiato le carte in tavola. In un tempo brevissimo hai cambiato il mondo, il mondo in cui iniziavo a trovare il mio posto che sembrava essere pure un posto d’onore. Mi sbagliavo.
Non sono le cose che dicevi, evidentemente no dopo le tue scelte. Non sono stato le cose che mi hai detto, perché nessuno “così speciale” come mi descrivevi con le tue parole, diventa “altro” da mattina a sera o più correttamente da un giorno all’altro.
E ora che io non sono chi mi hai fatto credere di essere, tu chi sei?
Ti ho dato un’identità sulla base di quella che tu hai dato a me, ma adesso che io non ho più la mia anche la tua è persa.”
A volte l’amore è così. Ci fa abbracciare qualcuno che ci racconta di noi in modi che nessuno mai prima aveva saputo fare. Restiamo ammaliati da quella persona che scopriamo di essere in quella relazione. Incominciamo a credere di vedere aspetti di noi mai conosciuti prima, poi a riconoscerli davvero.
Insomma, a volte l’amore ci fa innamorare di un altro noi, un noi diverso, sconosciuto e (più) amabile. Però proprio in queste relazioni, troppe volte, i cambi di scenario, gli improvvisi inverni o proprio gli addii ci lasciano vuoti in un modo diversamente doloroso. Ci lasciano il vuoto di un’idea di noi che ci faceva sentire speciali, speciali come non avremmo mai creduto di essere.
Un modo per sfuggire alle nostre insicurezze è trovare qualcuno che ci racconti (amabilmente) che siamo altro da ciò che crediamo di essere.
Lo dico più semplicemente ancora: quando un amore così finisce, non soffriamo perché l’altro non c’è più ma piuttosto perché non c’è più nessuno che ci racconta e fa credere che siamo diversi da chi siamo (da chi sentiamo di essere quando siamo soli con noi stessi), che siamo migliori, più speciali e meravigliosamente amabili.
Insomma quando finiscono questi amori non ci manca l’ormai ex partner ma ci manchiamo noi!
Allo specchio ritroviamo chi eravamo, ritrovando tutti i limiti e difetti di una vita mentre prima ci guardavamo guidati in questa osservazione dalle parole del partner che, proprio come un’induzione ipnotica, aggiravano il nostro controllo per farci credere di vedere ciò che ascoltavamo piuttosto che ciò che vedevamo riflesso di noi.
Alla fine di molte storie dobbiamo elaborare un lutto.
Non è l’altro che scompare a farci soffrire ma quella versione fantastica di noi che non c’è più.
E allora sembra tutta un’illusione (e l’amore non lo è il più delle volte?), un’amara illusione che ci ammalia con una promessa di bellezza che non sentiamo appartenerci e poi ci lascia con il ritrovato giudizio di chi siamo e siamo sempre stati (secondo i nostri schemi e le nostre insicurezze).
E l’ex? Chi diventa? Un credibile mentitore, un abile ipnotista, un poderoso sognatore o un povero sprovveduto? L’ex chi sarà mai stato davvero?
Ma che importa, in fondo l’unico vero innamoramento è stato per quel noi meraviglioso ed amabile che … non siamo noi, almeno senza di lui/lei che ce lo racconta e ce lo fa vedere. Un innamoramento che può farci sentire un vuoto mo non per un amore che non c’è più ma “solo” per identità… perduta: la nostra.







